Essere o non essere… Rock – Part 1

A volte capitano dei lavori interessanti…e decisamente fuori dall’ordinario.

La proposta arriva dal maestro orafo Stefano della gioielleria “Creazioni Orafe” di Gallarate. Con loro avevo già in corso un altro lavoro per la linea di anelli “Stone”, gioielli di loro creazione dalla lavorazione molto originale e dalle linee decise che rendono giustizia al loro nome, ma questa volta le carte in tavola cambiano di parecchio.

Stefano fonde con il suo lavoro la sua anima più rock ed è da qui che nasce la sua nuova linea di gioielli in argento “ Rock ‘n’ Roll Baby”.

Per l’immagine che deve rappresentare questa sua nuova serie di creazioni il committente ha le idee chiare e questo prende forma concreta in una borsa di tela con all’interno un teschio anatomico, uno scampolo di una leggera stoffa rossa e, impressa nella mente, l’immagine del teschio che preme dietro il tessuto.

La prima cosa da fare è allestire il set e rassegnarsi a qualche ora di bricolage.

Il teschio è piuttosto semplice da posizionare, la calotta cranica rimovibile mi permette, con un veloce e forse un po’ truculento intervento autoptico, di far passare del fil di ferro attraverso i seni nasali e agganciare il tutto con facilità allo stativo senza che l’intervento risulti minimamente visibile.

Per il telo la faccenda si fa più complessa, l’idea di partenza è mantenere il tessuto teso, in modo da enfatizzare la sensazione di pressione che dovrebbe generare il teschio, una volta che verrà premuto dietro la stoffa.

Per far questo è stato necessario realizzare un’intelaiatura rettangolare alla quale fissare il tessuto in modo che restasse ben teso, fatto ciò ho posizionato il teschio ed il gioco è fatto…quasi…le pieghe…quelle impossibili pieghe del tessuto che rivestono un ruolo fondamentale nel trasmettere la sensazione di tridimensionalità e di tensione decidono in modo del tutto immotivato ed arbitrario di rispettare le più elementari leggi della fisica eteschio_step1 manifestarsi solo in diretta corrispondenza dei punti di maggiore tensione: la fronte ed il mento, ignorando con piglio piuttosto scortese e poco rispettoso i fondamentali zigomi ed arcate sopracciliari.

Mi trovo allora ad un bivio. Da una parte la soluzione artigianale, composta da fil di ferro sotto il tessuto per modellare le pieghe e filo da pesca per creare i necessari punti ti tensione artificiali e dall’altra la soluzione in fase di editing, dove potrei riprendere successivamente delle sole pieghe per poi adattarle dove mi sarà necessario.

Per una questione di contenimento dei tempi e flessibilità delle soluzione, la scelta mi porta a seguire il sentiero della post-produzione e inizio così la sessione di shooting senza più pensare a quelle perfide pieghe mancanti.

Lo schema di illuminazione è molto semplice e mira fondamentalmente ad esaltare la trama del tessuto ed a creare dei forti contrasti per enfatizzare l’intensità e la drammaticità del soggetto.

Procedo quindi col sistemare la main light sulla destra del soggetto in posizione molto angolata in modo da avere una luce radente che mi permetterà di ottenere in un colpo solo entrambi i miei obiettivi.

Un soft-box mi servirà per dare un po’ di diffusione alla luce e un pannello riflettente sulla sinistra, per alleggerire un minimo le ombre, in particolare nella parte alta del teschio, completano il tutto.

Allo scopo di valorizzare la sensazione di tensione che deve generare il teschio sotto il tessuto decido di utilizzare in ripresa un obiettivo grandangolare, utilizzandolo piuttosto vicino al soggetto e la scelta cade sul Canon 24 TS-E, non tanto per i movimenti di decentramento e basculaggio…che in effetti non verranno utilizzati, ma per la sua ottima risolvenza da angolo ad angolo e per la contenuta distorsione geometrica che mi permetterà di non rendere esagerato e caricaturale l’effetto che desidero.

Dopo aver diaframmato abbastanza da mantenere la profondità di campo su tutto il soggetto e misurato la luce ed i rapporti di contrasto, procedo allo scatto vero e proprio…e com’è tipico dello still-life, si realizza in un istante ingiustamente breve tutto il lavoro di pre-produzione e allestimento del set, tutto lo studio e l’ideazione del progetto.

Ultimati gli scatti delle singole pieghe di tessuto isolate, si passa alla “camera chiara” per lo “sviluppo” del file…

Ci vediamo venerdì prossimo per la secoda parte di Essere o non essere…rock

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