Essere o non essere… rock – part 2

Essere o non essere… rock , il dilemma continua ed anche la nostra storia: ecco la seconda ed ultima parte del racconto di questo lavoro.

La conversione del Raw non necessita particolari interventi, un minimo di regolazione delle curve, un controllo al canale del rosso, vista la monocromaticità della scena e un’approfondita verifica dell’assenza di moirée, considerato il potenziale alto rischio derivante dalla trama fine del tessuto ed il gioco è fatto.

Esportato il file .Tif in Photoshop, dopo una regolazione più fine dei rapporti di contrastoteschio_step2 passiamo al confronto diretto con la fisica dei materiali e al mio tentativo di piegarla al mio volere, perché sono certo che Stephen Hawking abbia ragione e che nelle dimensioni parallele della teoria delle stringhe, ce ne sia almeno una nella quale anche zigomi ed arcata sopracciliare generano dei bellissimi e simmetrici punti di tensione…ma non avendo, per ora, trovato la strada per accedervi, ripiego su un nuovo layer, sul corretto metodo di fusione dello stesso, sugli strumenti di alterazione che il software di Adobe mette a disposizione e, dopo aver lavorato di fino sulla selezione, ecco le mie agognate pieghe in tutto il loro plausibile splendore pronte a suscitare quella sensazione di pressione e tensione che avevo in mente per realizzare il desiderio del cliente.

Ultimata la fase “correttiva” della post-produzione, sono ora pronto per gli ultimi due interventi dal carattere più “creativo”.

teschio_step3Innanzitutto, voglio agire sul tessuto, troppo nuovo e pulito per intonarsi all’atmosfera consumata del nostro mucchio d’ossa e per farlo è sufficiente la sovrapposizione di una texture che, con l’appropriato metodo di fusione e dopo l’opportuna modifica con gli strumenti di alterazione di Photoshop per renderla coerente con le tensioni del tessuto reale, mi darà quell’aria lisa della quale avevo bisogno.

Infine voglio porre un maggiore accento su alcuni specifici dettagli del teschio, come le teschio_step4cavità orbitali, le crepe, i denti e quelle tante altre piccole parti che saranno in grado di fare la differenza a lavoro ultimato e per farlo userò il solito buon vecchio livello in modalità “luce soffusa” riempito di grigio al 50% sul quale andrò direttamente a dipingere i punti di luce e le ombre.

Siamo così giunti alla fine, resta solamente da creare le versioni specifiche e ottimizzate per le varie destinazioni, web, stampa, archivio cliente ecc… modificando ad hoc dimensioni in pixel, risoluzione, applicando le specifiche maschere di contrasto ed operando le opportune conversioni colore.

Il lavoro è terminato, ho avvisato via e-mail Stefano per concordare la visione dello scatto definitivo ultimato. Nel frattempo è calata la notte e mentre gli altoparlanti dello stereo diffondono nello studio “Slave to the Grind” degli Skid Row ad un volume forse un po’ eccessivo, do un ultimo sguardo alla fotografia ultimata…funziona…Rock ‘n’ Roll Baby!!!

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